Artrosi della trapezio-metacarpica

Rappresenta il 10% delle localizzazioni artrosiche globali.
L'artrosi della trapezio-metacarpica è lenta e progressiva, interessa le donne oltre i 50 anni, con un rapporto di 20:1 rispetto agli uomini. Si evidenzia un progressivo peggioramento del movimento con aumento progressivo del dolore, soprattutto nei movimenti fini di avvita e svita e nella presa di oggetti di medie dimensioni, al diminuire della forza, si associa un aumento del dolore e della deformità. Per gli stadi iniziali è sconsigliabile qualsiasi intervento chirurgico, il trattamento si limiterà all'utilizzo di tutori con pollice incluso, coadiuvati da terapia locale con tecar terapia o laserterapia e terapia farmacologica. Negli stadi intermedi dell'artrosi della trapezio-metacarpica, io prediligo da circa dieci anni l'intervento di artroplastica con interposizione di spaziatore (biologico riassorbibile) e ricostruzione legamentosa utilizzando una porzione del flessore radiale del carpo. Tale trattamento, risparmia il trapezio, mantiene l'altezza della colonna del pollice, migliora la forza di presa e di pinza del pollice e rimanda di diversi anni l'asportazione completa del trapezio. Soluzione sempre possibile, in caso di deterioramento delle strutture ossee limitrofe o fallimento dell'intervento di interposizione. Negli stadi più gravi la panartrosi, non ci sono altre soluzioni che l'intervento di artroplastica della trapezio-metacarpica con escissione del trapezio e ricostruzione legamentosa con flessore radiale del carpo.

Cisti della puleggia flessoria e artrosi della mano e del polso

È costituita da una neoformazione della dimensione di un pisello che compare solitamente alla base di un dito, al passaggio con il palmo della mano. Può verificarsi dopo trauma diretto, uso prolungato della mano (es. dopo aver potato rose, vangato ecc. soprattutto se non abituati a tali lavori manuali) o dopo microtraumi ripetuti (usare un timbro, svitare oggetti ecc.). Può regredire dopo opportuno trattamento antinfiammatorio con farmaci o terapie fisiche mirate. Talora necessita l'asportazione chirurgica: quando fonte di dolore nell'uso della mano o anche a riposo, quando impedisce lo scorrimento del tendine che colpisce. L'intervento si esegue in anestesia locale ed in day hospital, dura al massimo 20 minuti.

Dito a scatto

Il "dito a scatto" è una malattia infiammatoria dei tendini flessori delle dita. Tale canale risulta in alcuni tratti ispessito in strutture, denominate pulegge di riflessione, che consentono ai tendini di flettere le dita a livello delle articolazioni digitali. Se un tratto dei tendini si allarga a causa di un processo infiammatorio, questi scorrono con fatica all'interno del canale e, a volte, si "bloccano" a livello dell'imbocco del canale stesso. Il passaggio dei tendini inizialmente avviene appunto a fatica provocando dolore e una sensazione di crepitio oppure avviene repentinamente con il classico "scatto". Il ripetersi di questo passaggio "difficoltoso" determina il persistere dell'infiammazione tendinea e quindi il progressivo aumento di volume dei tendini già ingrossati, creandosi così un circolo vizioso che mantiene il processo infiammatorio.

Chi colpisce
Il "dito a scatto" compare il più delle volte spontaneamente, senza causa apparente. A volte può essere secondario a traumi della mano o compare in associazione a malattie come il diabete, la gotta, il morbo di Dupuytren, l'artrite reumatoide o l'artrosi primaria della mano. L'età più colpita risulta essere tra i 40 e i 60 anni e soprattutto i lavoratori manuali. La malattia può colpire anche i bambini nei primi mesi di vita, solitamente a livello del pollice che appare bloccato in flessione.

Sintomi
I pazienti si lamentano di un movimento digitale doloroso e anomalo anche se a volte è possibile avvertire il tipico "scatto" senza alcun dolore. Il paziente di solito riferisce lo "scatto" o il blocco della flessione del dito. Lo "scatto" viene di solito avvertito il mattino quando, al risveglio, il dito o le dita appaiono flesse nel palmo e il paziente è costretto a compiere un discreto sforzo per eseguire l'estensione del dito. La palpazione nella regione palmare spesso rivela la presenza di un nodulo che si muove durante il movimento del dito. In uno stadio avanzato il dito può risultare bloccato in estensione o flessione. A volte la palpazione del palmo della mano sul decorso del canale digitale può provocare dolore e svelare un semplice processo infiammatorio del tessuto sinoviale che circonda il tendine e che viene denominato "tenosinovite". In tal caso il movimento del dito può avvenire con una sensazione di crepitio ma senza effettivo "scatto".

Trattamento
Nella fase iniziale è indicata terapia con FANS o altro, sotto prescrizione medica e ciclo di fisioterapia. Nella fase di stato, con dolore e scatto, solo con dolore e difficoltà all'estensione od alla flessione del raggio, l'intervento è risolutivo e si esegue in anestesia locale, in regime di day surgery. Le infiltrazioni locali di cortisone sono indicate solo in particolari casi di concomitanza di patologie sistemiche che sconsiglino qualsiasi intervento chirurgico. Nel caso di intervento che si esegue in anestesia locale e regime ambulatoriale il paziente dovrà muovere le dita immediatamente. Per recuperare la piena motilità dello stato.

Pollice dello sciatore

La rottura del legamento collaterale ulnare dell'articolazione metacarpo-falangea del pollice viene attualmente considerata una delle più comuni lesioni della mano negli atleti in genere e sicuramente la più comune lesione dello sciatore. Il legamento collaterale ulnare si trova al di sotto dell'aponeurosi del muscolo adduttore del pollice ed é la struttura che permette al pollice di eseguire una presa stabile. Nel caso di rottura completa l'estremità prossimale del legamento può ripiegarsi su se stessa e l'aponeurosi si può trovare interposta tra le due estremità del legamento. In questo caso l'immobilizzazione, per quanto prolungata nel tempo, non porterà a guarigione. L'articolazione rimarrà instabile e tutti i tipi di impugnatura, svitare un barattolo, girare la chiave nella toppa provocheranno l'insorgenza del dolore e la sensazione di perdita di forza di presa.

Trattamento
Le lesioni più comuni sono rappresentate da una lacerazione parziale del legamento collaterale ulnare. In questo caso il trattamento consiste nella immobilizzazione del pollice per 3 settimane con stecca gessata con pollice incluso e forzato in senso adduttorio. Nel caso il legamento sia completamente rotto il trattamento deve essere chirurgico e consiste nella riparazione diretta del legamento o nella sua reinserzione a livello della base della 1a falange del pollice, con ancoretta o con tunnel transosseo e pull-out. A tale trattamento segue la immobilizzazione del pollice in apparecchio gessato o in tutore ortopedico per almeno 20 giorni. Già da subito si dovranno iniziare gli esercizi di mobilizzazione attiva della falange distale del pollice per evitare che si formino aderenze tra l'apparato estensore ed il legamento riparato. Dopo i 20 giorni, si inizierà la ripresa graduale dei movimenti di flesso-estensione dell'articolazione metacarpo-falangea, anche con pull-out in sede. Sarà tuttavia opportuno proteggere il pollice con il tutore ortopedico da movimenti di apertura per altre 2 settimane, solo alla notte, evitando comunque attività lavorative o sportive che richiedono l'esecuzione di una pinza forzata per almeno 2 mesi. In caso di distacco osseo l'esame si richiede un adeguato trattamento chirurgico di osteosintesi.